Convenzione sul patrimonio subacqueo (2001)

 

Memorie  dal  sottosuolo

 

 

Il patrimonio culturale sommerso è un’inestimabile testimonianza di stili di vita ormai scomparsi: un relitto, così come una rovina sottomarina, è una capsula del tempo che aspetta di essere aperta, dal momento che il tempo si è fermato allorché la nave si è inabissata. Nella maggior parte dei casi si tratta di testimonianze di grande portata storica e culturale.

La Convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, adottata alla Conferenza generale dell’ UNESCO il 2 novembre 2001, è un importante trattato internazionale che mira alla salvaguardia di questo  patrimonio culturale.

Negli ultimi anni, in Italia l’archeologia subacquea  ha assunto una crescente importanza alla luce della riforma dell’attuale Ministero della Cultura con l’ istituzione della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo con sede a Taranto e alcune sedi operative a Napoli e Venezia, che si affianca al preesistente Nucleo per gli interventi di Archeologia Subacquea (NIAS), istituito nel 1997 all’interno dell’Istituto Centrale del Restauro e alla Soprintendenza del Mare della Regione autonoma della Sicilia.

Attraverso un’attenta mappatura e valutazione dei rischi (Carta del rischio), sono stati sperimentati strumenti e tecniche per la conservazione in situ di molti manufatti antichi sommersi secondo i principi della Convenzione UNESCO del 2001. In particolare, nel Lazio il primo cantiere sperimentale si svolse a Torre Astura (Nettuno), già dichiarata di interesse particolarmente importante ai sensi della L. 1089/1939 e al centro di un tavolo tecnico nel 2017 tra il Segretariato Regionale per il Lazio e il Comune di Nettuno nell’ambito di possibili accordi di Federalismo culturale. Qui si lavorò al restauro di tre vasche della peschiera dell’antica villa romana di Torre Astura.

Tra i siti e i reperti di maggior interesse del patrimonio culturale subacqueo nel Lazio, oggi in gran parte musealizzati, si possono annoverare il relitto della barca da pesca con un carico di mattoni naufragata a largo dell’ Isola Martana e il sito sommerso del Gran Carro, entrambi nel lago di Bolsena (Viterbo), le due navi imperiali romane di Caligola recuperate in fondo al lago di Nemi e distrutte da un incendio nel 1944 fino alla scoperta del villaggio preistorico “La Marmotta” sommerso nel lago di Bracciano nel territorio di Anguillara Sabazia. Molti reperti di questo antico villaggio neolitico sono oggi conservati nel MucivMuseo delle Civiltà di Roma all’ Eur.