Avviso pubblico – 30/01/2019
30 Gennaio 2019
#IoVadoAlMuseo
1 Marzo 2019

Ristorante Vero Alfredo

VERO ALFREDO DGT (58)
VERO ALFREDO DGT (12)
VERO ALFREDO DGT (33)
VERO ALFREDO DGT (9)
VERO ALFREDO DGT (3)
VERO ALFREDO DGT (2)
VERO ALFREDO DGT (219)
VERO ALFREDO DGT (180)
VERO ALFREDO DGT (162)
VERO ALFREDO DGT (161)
VERO ALFREDO DGT (140)
VERO ALFREDO DGT (134)

DAL CAFFE’ GRECO AL RISTORANTE VERO ALFREDO.

UN PATRIMONIO IMMATERIALE DA SALVARE

L’ antico Caffè Greco, luogo di ispirazione e creatività dei più fervidi ingegni al civico 86 di Via Condotti. O l’elegante Ristorante “Vero Alfredo”, nell’ area del Tridente posta in prossimità del Tevere, caratterizzata dall’ emergenza monumentale del Mausoleo di Augusto. Questi sono soltanto alcuni degli storici locali della Capitale, che insieme ad altri esercizi commerciali di lunga tradizione rientrano a buon diritto nell’ alveo dei beni culturali rappresentando un patrimonio di memorie e identità da salvaguardare anche per la costruzione dell’immaginario dell’“Italianità” all’ estero.

Di particolare interesse è la storia riguardante il Ristorante Vero Alfredo, sito in Piazza Augusto Imperatore 30, che occupa uno dei locali posti al piano terra del Palazzo dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, già dichiarato di interesse storico-artistico con D.D.R. del 22/08/2006. La storia del locale si intreccia, pertanto, sin dagli anni ’40, con quella del Palazzo dell’INPS, nell’ambito dell’ampia opera di sistemazione urbanistica della piazza da parte dell’arch. Vittorio Morpurgo, prevista dal Piano regolatore del 1931. Dopo l’ accurata opera di allestimento, nel gennaio 1950, il locale riapre al pubblico, noto come “Alfredo”, poi “L’Originale Alfredo” (fino al 1990) e infine il “Vero Alfredo”, mantenendo fino ad oggi inalterati la distribuzione interna e i caratteri stilistici originari, con la varietà dei suoi arredi e dei bassorilievi d’ epoca dello scultore  Gino Mazzini, che ancora caratterizzano il ristorante, in linea con il gusto del periodo che concepiva la decorazione plastica come parte dell’ architettura.  Al suo interno si possono annoverare il ciclo di bassorilievi delle quattro stagioni suddiviso tra la Sala Dolce Vita e la Sala Celebrities, l’insegna del ristorante, la scultura di Ninfa e, soprattutto, il bassorilievo raffigurante il Trionfo del fondatore del ristorante Alfredo Di Lelio mentre innalza nella mano sinistra il celebre piatto di fettuccine divenuto quasi un brand del locale stesso.

La vicenda che ha portato all’ apposizione del vincolo di tutela sull’ immobile ha inizio a marzo 2018 con la comunicazione di avvio del procedimento di dichiarazione dell’interesse culturale ai sensi dell’art. 14 del D.Lgs. 42/2004 e la successiva proposta di tutela della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma. Nei suoi riguardi la Commissione Regionale per il patrimonio culturale presso il Segretariato Regionale per il Lazio ha espresso parere di approvazione in sede di riunione decisoria del 9 luglio 2018, adottando il decreto n. 50/2018 a firma del Segretario Regionale per il Lazio, in base al quale il ristorante con le opere di Gino Mazzini e gli elementi di arredo conservati all’ interno presenta un interesse particolarmente importante ai sensi dell’art. 10 co. 3, lett. d e ai sensi dell’art. 7bis del Codice dei beni culturali quale “espressione di identità culturale collettiva”. L’ immobile viene conseguentemente sottoposto a tutte le disposizioni di tutela previste dalla normativa vigente, al fine di garantire la conservazione anche di quegli aspetti tradizionali di convivialità del locale, che – è bene ricordarlo -, nel 2012 ha ottenuto il riconoscimento prestigioso di “Attività storica di Eccellenza”, con la conseguente iscrizione nell’ Albo dei Negozi Storici di Eccellenza.

La vicenda sembrava a un passo dalla conclusione, quando viene presentata agli uffici competenti la richiesta di spostamento definitivo di tutte le opere e i beni mobili presenti all’ interno. Al parere negativo della Soprintendenza Speciale ribadito nella riunione del 23 ottobre della Commissione Regionale per il patrimonio culturale farà seguito il preavviso di rigetto del Segretariato Regionale per il Lazio agli interessati e il successivo decreto n. 5 del 14 gennaio 2019, che riafferma l’impossibilità di spostare definitivamente i beni in quanto parte integrante dell’architettura del locale e strettamente connessi all’ attività che vi si svolge all’ interno. A ben vedere, non solo le opere dell’artista senese ma anche gli arredi storici in stile Art Decò, quali il coretto per l’orchestra, l’elegante piccola scala d’ epoca, così come il bancone del bar  o le lampade e le appliques in vetro opalino e ottone, sono stati concepiti e realizzati contestualmente alla nascita del locale “Il Vero Alfredo. Un loro spostamento li priverebbe pertanto di uno spazio significante. Senza considerare i rischi per la conservazione di alcune opere che deriverebbero da una loro possibile rimozione. Come già esplicitato nella relazione storico-artistica della Soprintendenza, recependo le valutazioni di merito della Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, la Commissione Regionale ha altresì riconosciuto lo specifico interesse  demoetnoantropologico de “Il Vero Alfredo” nella ininterrotta continuità dell’ unione tra locale, arredi e opere artistiche, tradizione enogastronomica e quell’ inconfondibile socialità goliardica che da sempre caratterizza l’ atmosfera del locale, offrendo uno sguardo inedito sul costume e la vita sociale della capitale a partire dal dopoguerra, come attestano le fotografie e i 58 libri-firme delle  Celebrities dichiarati di interesse storico particolarmente importante nel 2018 dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio.

Contestualmente al “Vero Alfredo”, si consuma l’analoga vicenda del Caffè Greco, che ha fornito ulteriori spunti interessanti. Dichiarato di interesse culturale con D.M. 27/07/1953 e D.M. 06/02/1954, il più antico caffè di Roma, fondato nel 1765 e frequentato nei suoi 250 anni di storia da artisti, intellettuali e poeti, ha di recente richiamato l’attenzione delle istituzioni competenti, anche a seguito di una petizione che ne scongiurava la chiusura. Nel corso del procedimento di rinnovo di dichiarazione di interesse culturale per verificare la consistenza dei beni mobili attualmente presenti, è intervenuta la Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio che ha ravvisato nel vincolo di pertinenzialità tra bene immobile principale e beni mobili lo strumento culturale e giuridico più appropriato per salvaguardare il complesso nella sua stessa unitarietà. Ai sensi del citato art. 7bis del codice dei beni culturali e della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (2003), il Caffè Greco è riconosciuto dalla collettività come “storico caffè letterario”, testimonianza della centralità storica e culturale di Roma a partire dal Settecento. La sua peculiare identità traspare e si identifica non solo nelle oltre 300 opere d’ arte e cimeli storici, che tuttora ne fanno un’imponente galleria, ma anche nella sua funzione sociale, nella secolare tradizione di accoglienza e ospitalità e in quella vivace atmosfera rimasta pressochè intatta come ai tempi di Goethe, De Chirico o di Renato Guttuso, che proprio al locale ha dedicato una delle sue più famose opere.