Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato

                               

                                                    Una  Nazione  è  viva  quando  è  viva  la  sua  Cultura

 

 

La  Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato è un trattato internazionale stipulato all’ Aja  nel 1954 con lo scopo di tutelare “beni culturali mobili o immobili di grande importanza per il patrimonio culturale dei popoli” durante una guerra o un conflitto armato.

La Convenzione nasceva alla luce delle distruzioni e dei saccheggi di beni culturali perpetrati durante la seconda guerra mondiale.

Nel caso di crisi interne o internazionali, il patrimonio culturale, che in tutti i paesi del mondo, viene di norma protetto da organismi pubblici, subisce danni causati da:

  • attacchi diretti volti alla distruzione dei beni culturali per motivi ideologici;
  • deliberata spoliazione di siti, collezioni e musei per fini criminali;
  • improvvisa sospensione delle attività di manutenzione e gestione del patrimonio culturale.

 

Già durante il secondo conflitto mondiale, in Italia furono adottati vari provvedimenti per far fronte a tale emergenza culturale, tra cui degna di nota è l’iniziativa di Rodolfo Siviero, nominato nel 1946 Capo dell’Ufficio per il Recupero delle Opere d’Arte e del Materiale Bibliografico nell’ambito dell’amministrazione dei beni culturali. Ancora oggi, drammaticamente reali sono la distruzione del sito di Palmira e in generale, i ripetuti attacchi contro il patrimonio culturale in Iraq, Siria e Libia da parte dell’ISIS, dove  negli ultimi anni sono state perpetrate volontarie e sistematiche distruzioni di siti archeologici, musei e edifici di culto.

Tra le emergenze attuali vi è il conflitto in Ucraina, che sta sollevando gravi preoccupazioni  per le conseguenze non solo sulla popolazione civile ma anche sull’intero patrimonio culturale del paese.  Dall’inizio della crisi in Ucraina, l’UNESCO è in contatto con le autorità locali per contrassegnare luoghi e monumenti iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale con lo “Scudo blu” distintivo della Convenzione dell’Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato per ricordarci il loro status speciale di aree protette dal diritto internazionale e evitare danni intenzionali o accidentali; al tempo stesso, l’UNESCO sta monitorando i siti a rischio o già colpiti con l’utilizzo di immagini satellitari, per valutarne i danni. La Russia è stata richiamata più volte al rispetto della Convenzione dell’Aja, che ha firmato al pari dell’Ucraina e il Ministro della Cultura ucraino ha chiesto l’espulsione della Russia dall’UNESCO a seguito della distruzione del Museo di Storia Locale di Ivankiv il 25 febbraio scorso.