Piani di gestione

 

                                                                         I Piani di Gestione dei Siti UNESCO

 

Tra le azioni di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale, è fondamentale individuare le modalità più idonee di gestione dei Siti UNESCO per la loro conservazione e il mantenimento dei loro valori eccezionali. Il concetto di “gestione” è emerso relativamente tardi nella quarantennale storia della Convenzione del Patrimonio Mondiale, ma fin dall’inizio si è sentita l’esigenza di produrre risultati tangibili  atti a dimostrare il successo della gestione in termini di individuazione, tutela, conservazione, valorizzazione e trasmissione alle future generazioni del Valore Universale Eccezionale del Patrimonio Mondiale. Nel corso degli anni, tutto ciò si è fatto via via più complesso a causa delle crescenti pressioni del mondo moderno e dell’ampliarsi della gamma dei beni ammissibili alla Lista del Patrimonio Mondiale, come per esempio i paesaggi culturali rurali.

Per rispondere efficacemente alla Convenzione UNESCO del Patrimonio Mondiale (1972), il Centro del Patrimonio Mondiale ha stabilito nel 2002 che l’inclusione di nuovi siti nella Lista debba essere necessariamente subordinata alla predisposizione di Piani di Gestione. Nel 2004, le Operational Guidelines for the implementation of the World Heritage Convention hanno raccomandato tale adempimento anche per i siti già inclusi nella Lista, fornendo così alle Amministrazioni un valido strumento per far conoscere il patrimonio, difenderlo e monitorarlo. Il Piano di Gestione dei siti UNESCO è uno strumento di indirizzo e operativo che deve procedere ad una valutazione delle criticità, delle interazioni col territorio, delle azioni, degli obiettivi ecc. per il mantenimento dei valori specifici e ” dell’ Eccezionale Valore Universale” che sono stati ravvisati nella denominazione e definizione del sito UNESCO, ma non è uno strumento cogente dal punto di vista normativo, quindi la tutela si esercita sempre e solo attraverso gli strumenti normativi che conosciamo. Il piano di gestione è un supporto, uno strumento di analisi e di orientamento e raccoglie le linee guida per il mantenimento dei valori del sito ma va integrato allo strumento normativo, come il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) nel caso della Regione Lazio. Proprio in quanto mezzo di analisi strategica e di coordinamento operativo, permette di mettere in evidenza le eventuali criticità di ogni genere (valorizzazione, tutela, indotto ecc) su cui poi è possibile intervenire con azioni mirate tra cui anche quelle di tutela. All’ interno dei Piani di Gestione, oltre alla Core Zone (Sito UNESCO), viene definita la fascia di rispetto della Buffer Zone, fortemente raccomandata, benchè non obbligatoria, nelle  Linee Guida Operative per l’applicazione della Convenzione sul Patrimonio Mondiale, al fine di assicurare una maggiore tutela del sito. Oggi è disponibile on-line la traduzione in lingua italiana delle Linee guida Operative, realizzata a cura dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale con la collaborazione di UNESCO, ICCROM e ICOMOS nell’ambito del Progetto World Heritage LAB. Il manuale nasce dall’ esigenza di aiutare gli Stati parti a gestire e conservare efficacemente il loro patrimonio, per tutelare i valori, e in particolare il Valore Universale Eccezionale, dei loro beni culturali, ponendo particolare enfasi sulle best practices dei sistemi di gestione e sui modi per migliorarli ai fini di una più efficace gestione del patrimonio culturale.

A tal proposito, le Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention (Linee guida operative per l’implementazione della Convenzione del Patrimonio Mondiale) dichiarano che ciascun bene del Patrimonio Mondiale “deve avere un adeguato sistema di tutela e gestione che ne garantisca la salvaguardia” (OG par. 78). Le Linee guida operative proseguono affermando che “Lo scopo di un sistema di gestione è garantire l’efficace protezione del bene designato per le generazioni presenti e future” e che “un sistema di gestione efficace dipende dal tipo, dalle caratteristiche e dalle esigenze dei beni designati e del loro contesto culturale e naturale” (OG parr. 109, 110).

Tali enunciati vengono rafforzati a livello nazionale dalla  Legge n. 77 del 20 febbraio 2006 (Misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella «Lista del Patrimonio Mondiale»), che ha stabilito l’ obbligatorietà della redazione e adozione del Piano di Gestione da parte di tutti i siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale, riconoscendo formalmente i Piani di gestione richiesti dall’UNESCO quali strumenti atti ad assicurare la conservazione dei siti e a creare le condizioni per la loro valorizzazione e definendo le priorità di intervento e le relative modalità attuative, nonché le azioni per reperire le risorse pubbliche e private necessarie. La gestione dei siti UNESCO italiani fa capo ai diversi soggetti (Ministero della CulturaSegretariato Generale, Segretariati Regionali -, Enti Locali e Territoriali e altri portatori di interesse), che, nell’ambito delle specifiche competenze istituzionali, sono responsabili delle attività di tutela, conservazione e valorizzazione o che sono soggetti di riferimento per le azioni legate alla conoscenza, alla sensibilizzazione, alla promozione economica.

In linea con il Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), nonché con le tematiche del G20 relative al rapporto tra conservazione del patrimonio culturale e cambiamento climatico, la tutela dei siti UNESCO e il monitoraggio dei relativi sistemi di gestione sono stati individuati come una delle priorità politiche nell’ Atto di indirizzo del Ministero della Cultura per il triennio 2021-2023.

 

Modello italiano del Piano di  Gestione (2004)

Legge n. 77/2006 -Misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella «lista del patrimonio mondiale»