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La Casa dei Simboli di Bonaria Manca a Tuscania

Dipinti-della-cucina-

 

La casa di Bonaria, in una certa maniera è unica forse in tutta Italia. Avere un quadro di Bonaria è come avere un talismano, un portafortuna in un mondo di solitudine, come aprire una finestra sul domani, un futuro pieno di luce!” (Jean-Marie Drot, scrittore e cineasta francese)

 

Nel cuore della Tuscia viterbese, nel territorio di Tuscania, esiste un casale dipinto al suo interno, dove si può ancora avvertire il genius loci di chi l’ha abitato, un edificio rurale trasformato in una sorta di “gigantesco murales autobiografico”. Si tratta della Casa dei Simboli di Bonaria Manca, artista contemporanea originaria di Orune (NU), che si va ad affiancare alla nutrita schiera di donne artiste.

         Casa di Bonaria Manca – salotto

Nel 2015, venne attribuita una particolare rilevanza culturale alla sua casa, al luogo cioè in cui l’artista non solo ha abitato, ma anche esercitato la sua attività creativa, in un connubio strettissimo tra arte e vita. Con il vincolo apposto con il Decreto n. 65/2015  della Commissione Regionale per il patrimonio culturale del Lazio a seguito di una proposta di tutela da parte della Soprintendenza competente, la  casa di Bonaria Manca è entrata a far parte dei beni tutelati, raccogliendo le istanze di salvaguardia e valorizzazione di un attivo comitato tuscanese.

Il vincolo pertinenziale sui beni mobili approvato in Commissione regionale ha così consentito di evitare la dispersione delle opere e la loro decontestualizzazione dall’immobile, salvaguardando il lascito culturale dell’artista e l’immateriale storicità di cui il manufatto con i suoi murales, le sue pitture, gli arredi e il suo contesto è tuttora testimonianza.

A seguito di un sopralluogo effettuato in loco dal soprintendente e dal funzionario di zona con la speciale guida di Bonaria Manca, allora in vita, le decorazioni parietali dei diversi ambienti, le opere mobili e parte degli arredi che l’artista ha personalizzato sono ritenuti indissolubilmente legati al contesto in cui si trovano, qualificando la dimora di Bonaria Manca come studio d’artista e come tali devono essere preservati nella loro integrità.

In base alla vigente normativa del Codice dei beni culturali e ai recenti pronunciamenti del Consiglio di Stato, gli Studi d’artista individuano una categoria speciale di beni culturali, che viene tutelata e conservata, solo qualora vi sia un legame significativo tra l’immobile e l’attività svolta dall’artista, nonché con le testimonianze materiali in esso contenute.  Vincolo che nessuno può spezzare o interrompere, con la conseguente immodificabilità della destinazione d’uso dello stabile e l’inamovibilità della raccolta di opere e beni mobili, che verrebbe sminuita nel suo significato, se rimossa dalla sua storica sede e smembrata in singoli pezzi.

Saldamente inserita nei percorsi e itinerari storico-archeologici del territorio dell’Etruria meridionale, la casa-museo di Bonaria Manca si trova nella valle del Marta, in una zona di siti archeologici, di templi e necropoli etruschi, dove l’ artista si trasferisce con la famiglia nel 1965. E la sua pittura ne risente, legando indissolubilmente le radici sarde e le nuove identità etrusche, il tutto rivisitato con una sensibilità cristiana, che caratterizza la forte spiritualità dell’artista.

Per molte donne, la casa ha rappresentato in passato l’unico luogo in cui costruire la propria identità ed esprimere la propria differenza. Per Bonaria Manca, la sua casa fu soprattutto il luogo dell’immaginario, lo spazio privilegiato per il libero sviluppo della sua creatività.

Dapprima, l’artista si dedica alla tessitura di arazzi e ai canti estemporanei in sardo e in italiano, che suonano come un inno alla vita e alla Natura come inesauribile forza primigenia.

                       Bonaria che dipinge – 1983

Nel 1981 inizia a dipingere impiegando varie tecniche (oli, gessetti, mosaici) e seguendo il suo impulso creativo. Realizza oltre mille opere arrivando a rivestire le intere pareti della sua casa di dipinti

Per lei la pittura è come una sorta di psicanalisi per superare il senso di sradicamento dalla sua terra d’origine della Sardegna e  in seguito, il trauma della perdita dei suoi familiari e la fine del suo matrimonio.

Bonaria Manca ricrea nella sua abitazione un universo narrativo, insieme autobiografico e mitico, popolato da ricordi d’infanzia, figure mitologiche, architetture fantastiche,  archetipi di un mondo ancestrale, scene bibliche e pastorali, con richiami alle antiche pitture rupestri, che sembrano attingere linfa vitale ora nelle vestigia della civiltà nuragica ora nelle campagne dell’alto Lazio. Di tanto in tanto vi affiorano gli accadimenti del mondo che più la colpiscono, come i primi uomini che nel 1982 raggiunsero la cima dell’Himalaya o i tragici eventi del terremoto del 1971 e dell’alluvione del 1987 a Tuscania.

Festa dei Santi Martiri a Tuscania – 2000

Il suo fare artistico sorretto da uno “straordinario spontaneismo multiforme” riscosse grande successo presso la critica e in molti paesi europei, come in Grecia, Spagna e Francia dove sono state esposte le sue opere.

In continuità con la recente Giornata del Contemporaneo, lo Studio d’artista della pittrice Bonaria Manca getta luce su un patrimonio culturale nascosto e ancora poco conosciuto, che nondimeno testimonia la ricchezza dell’arte contemporanea.

E’oggi possibile visitare (su richiesta) la “Casa dei simboli” e conoscere la storia della vocazione artistica di Bonaria Manca.

 

Maggiori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale: www.bonariamanca.it