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Ventotene. Rafforzata la tutela dell’ex Carcere borbonico di S. Stefano

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Nella parte più alta di S. Stefano sono alcune rovine di una villa, che serba ancora il nome di Casa di Giulia; e son poche mura di fabbrica reticolata, alcune pareti che serbano vivi i colori onde furon dipinte, qualche pavimento a mosaico, ed una cisterna ancor buona ed usata” (Ricordanze della mia vita – 1879).

Così Luigi Settembrini, durante la sua esperienza di reclusione nel carcere borbonico dell’ Isola di S. Stefano descriveva l’ antica Villa nota come Casa di Giulia, insieme ai paramenti murari dai vivi colori, ai pavimenti a mosaico e alle altre strutture archeologiche tutt’ora in un discreto stato di conservazione rilevate già nel 2012 tra le prime testimonianze di epoca romana sull’ isola connesse forse all’ otium lussuoso della classe imperiale. Con Decreto N. 6/2021 della Commissione Regionale per il patrimonio culturale a firma del Segretario Regionale per il Lazio, Leonardo Nardella, tali evidenze sono state dichiarate di interesse archeologico particolarmente importante, ai sensi dell’ art. 10 comma 3 lett. a del Codice dei beni culturali e del paesaggio, su proposta della Soprintendenza ABAP per le province di Frosinone, Latina e Rieti, insieme ai numerosi materiali riemersi in superficie (frammenti di intonaco dipinto, di tessere musive, di anfore e di ceramica) e alle testimonianze rurali di comunità monastiche di epoca medievale, sottoposti alla recente verifica della Soprintendenza  nel luglio 2020. Reperti e resti di architetture, che riutilizzati in epoca borbonica, consentono di documentare e ricostruire le diverse fasi di popolamento sull’ Isola di S. Stefano e nell’ arcipelago pontino.

Appartenente al territorio del comune di Ventotene (LT), l’ intera isola di S. Stefano è attualmente tutelata come “area di notevole interesse pubblico con valore estetico tradizionale e di bellezza panoramica”. Dal punto di vista monumentale, già esisteva un vincolo su alcuni edifici del carcere borbonico di S. Stefano risalente al D.M. 14/05/1987, ma non sufficiente a garantire presidi efficaci ai fini della tutela archeologica e architettonica. Con i contestuali Decreti 7 e 10 della Commissione Regionale per il patrimonio culturale del Lazio, si è deciso pertanto di ampliare il vincolo di tutela preesistente e di dichiarare di interesse culturale anche tutti gli ampliamenti e quei fabbricati “minori” aggiunti nel tempo all’ edificio principale del carcere settecentesco, comprese le preesistenze di epoca romana riutilizzate dalle strutture borboniche. L’ intento è quello di riconoscere la cittadella carceraria di S. Stefano come un organismo architettonico complesso capace di raccontare l’ evoluzione dei luoghi attraverso i secoli  e i cambiamenti della società civile.

Realizzato tra il 1792 e il 1797 su commissione di Ferdinando IV di Borbone per una più moderna concezione di prigionia, il Carcere borbonico di S. Stefano si presenta oggi in avanzato stato di degrado, ma sostanzialmente invariato nella sua conformazione architettonica a ferro di cavallo, chiusa sul davanti da un grande avancorpo con padiglioni quadrilateri alle estremità, con un richiamo all’ impianto del Teatro di S. Carlo a Napoli. L’ imperativo di una maggiore e complessa tutela dei luoghi è suggerito anche dall’ importanza storica del sito, che sin dalla sua edificazione e durante il ventennio fascista ospitò detenuti politici e nomi illustri. Fu qui, durante la sua reclusione sull’ isola, che Altiero Spinelli, considerato uno dei padri dell’ Unione Europea, scrisse insieme a Ernesto Rossi e Eugenio Colorni il famoso Manifesto di Ventotene (1941), che proprio quest’anno celebra la ricorrenza dei suoi 80 anni, in concomitanza con la candidatura di Ventotene al  Marchio Europeo.

Considerato, poi, l’assetto proprietario dell’ Isola di S. Stefano, che per il 90% appartiene a un privato, “i provvedimenti di tutela (adottati dalla Co.Re.Pa.Cu.)  metterebbero al riparo S. Stefano da forme speculative e interventi inadeguati, configurando eventualmente, anche il diritto dello Stato di esercitare l’ Istituto della prelazione”(On. Silvia Costa, Commissario del Governo per il recupero dell’ex carcere borbonico di S. Stefano).  L’ ampliamento del vincolo del 1987 rientra pertanto nel quadro più ampio del progetto di tutela e valorizzazione dell’ Isola di Ventotene, che  proprio nel carcere di S. Stefano individua un simbolo concreto dell’ auspicata ripartenza dell’ Europa in linea con lo spirito della Convenzione di Faro.

 

Mibact – Progetto Ventotene per il recupero del  Carcere  di S. Stefano

AgCult – ex Carcere di S. Stefano in dirittura d’ arrivo lo studio di fattibilità