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Palazzo Nardini: un edificio storico nel cuore di Roma

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  • LA PARABOLA DI PALAZZO NARDINI.

DA CASA DELLE DONNE A EDIFICIO VINCOLATO

 

E’ alla luce di un’approfondita analisi storico-critica che di recente, la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, congiuntamente con la Commissione Regionale per il patrimonio culturale del Lazio ha inteso rafforzare il vincolo storico su Palazzo Nardini, sito in Roma, tra Via del Governo Vecchio, Via del Corallo, Via della Fossa e via del Parione estendendolo anche alla part. 279, ritenuta di interesse particolarmente importante in considerazione della sua appartenenza al nucleo originario dell’edificio. Con tale ridefinizione del vincolo viene riaffermata in modo inequivocabile l’inalienabilità  di uno dei più nobili esempi di architettura romana del primo Rinascimento. Sull’ immobile, sede per più di un secolo della Magistratura di Roma, già sussisteva un vincolo emesso nel 1920 e confermato nel 1954 da due decreti a firma del Ministro della Pubblica Istruzione.

Inutile dire che le mura di Palazzo Nardini raccontano e testimoniano una storia a dir poco plurisecolare. Convento, ospizio, Governatorato di Roma, Pretura e infine, negli anni ’70, – in piena rivoluzione femminista – Casa delle Donne nonché punto di riferimento nazionale per il dibattito sui diritti delle donne, come attestano ancora oggi pitture e graffiti in alcuni ambienti. Menzionato nelle più note descrizioni della città, come la Guida del Nibby, Palazzo Nardini è frutto di maestranze collettive e non già di un unico architetto, come avverrà agli inizi del ‘500. In particolare, deve il suo nome al card. Stefano Nardini, arcivescovo di Milano, che lo fece erigere negli anni ’70 del Quattrocento, incorporando alcuni edifici preesistenti, per farne la sua residenza. Il suo nucleo più antico coincide con la porzione di fabbricato su Via della Fossa a ridosso di tre torri medievali, in seguito inglobata nella nuova ala del Palazzo sull’ attuale Via del Governo Vecchio, realizzata in una fase successiva, comunque entro il 1748 circa. Il nuovo prospetto si sviluppa attorno ad un ampio cortile porticato con loggia su tre lati e con un imponente portale marmoreo pienamente giustificato dalla nuova prestigiosa posizione urbana sull’ antica Via Papalis. In generale, il complesso privo di un disegno unitario risulta molto stratificato anche a seguito dei numerosi e talora disomogenei interventi di trasformazione e ampliamento, che si sono susseguiti nel tempo, non ultimi quelli ottocenteschi dell’arch. Francesco Vespignani su via del Corallo e via di Parione e che, oltre ad accellerarne in parte il decadimento architettonico sin dal 1742, esponendolo al rischio di demolizione e in tempi recenti, alla sua vendita, non ha di certo facilitato la lettura storica del complesso monumentale a discapito della sua stessa rilevanza storico-scientifica.

Di notevole importanza per la ricostruzione delle sue facies storiche è senz’altro l’atto di donazione all’ Arciconfraternita Ospedaliera del SS. Salvatore, come ricorda anche una targa sulla facciata di Via del Governo Vecchio, datata 1480. E’allora che venne istituito il Collegio Nardini mantenuto con i proventi ricavati dall’ affitto dell’immobile. Tra il 1624 e il 1755, ospitò la sede del Governatorato di Roma, il Tribunale che giudicava in materia sia civile che penale, come suggerisce la stessa toponomastica dell’ antica via di Parione, che da allora prese il nome di via del Governo Vecchio. Nei primi anni del Novecento, passato di proprietà del Pio Istituto di S. Spirito e Ospedali riuniti di Roma, diventa sede della Pretura di Roma e nel 2002, la Regione Lazio acquista l’immobile, a seguito del riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.  Contestualmente, vengono eseguiti lavori di restauro a cura della Regione e dell’ allora Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico di Roma. Proprio all’ interno del nucleo storico del Palazzo voluto dal card. Nardini, è stato peraltro scoperto un fascio di dipinti murali con scene conviviali, verosimilmente eseguiti tra il 1475 e il 1480. Pitture che meriterebbero una maggiore attenzione, non foss’ altro che per la rarità dei soggetti raffigurati e per quella “grafia tondeggiante” e le “pose angolose” fino al “tono favoleggiante”  e all’ “espressività caricata e  ingenua” (Petrocchi) riconducibili di certo a un codice linguistico attardato seppur contaminato da incipienti istanze rinascimentali.

Per tali ragioni, nell’ aprile 2018 la Soprintendenza Speciale ABAP di Roma ha avviato una nuova procedura di tutela diretta sull’ immobile per estendere l’interesse culturale all’ intero nucleo storico dell’immobile ai sensi dell’art. 10 co. 3 lett. d e dell’art. 54 co. 1 lett. dbis del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Nella successiva riunione decisoria del 2 luglio 2018 e con Decreto n. 48/2018, viene pertanto deliberata dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale la riformulazione del vincolo su Palazzo Nardini che “dovrà mantenere la destinazione d’ uso compatibile con il carattere storico e artistico, che non arrechi pregiudizio alla conservazione e che garantisca la fruizione pubblica del bene”. E’ evidente infatti la rilevanza del bene non solo per il suo eccezionale interesse storico e culturale, ma anche per il riferimento al pur mutevole contesto politico-istituzionale dell’Urbe e per il suo valore identitario, quale testimonianza dell’identità e della storia di Istituzioni pubbliche, collettive e religiose. L’ auspicio è di poter presto restituire piena dignità pubblica e culturale a un siffatto monumento di storia nazionale in vista di un suo riuso e di una più adeguata valorizzazione quale luogo di coesione sociale, sviluppo e scambio di valori.

Decreto 48_2018